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Gio. Ott 17th, 2024

Infermieri dall’India in arrivo in Piemonte: soluzione o palliativo per la sanità piemontese?

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La Regione Piemonte ha recentemente avanzato una proposta per far fronte alla carenza di personale infermieristico nei suoi ospedali: il reclutamento di infermieri dall’India. Un’iniziativa che ha suscitato dibattiti accesi tra i professionisti del settore, sollevando questioni sia sulla qualità delle cure sia sulle condizioni lavorative degli infermieri italiani.

Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up Piemonte, ha espresso le sue perplessità in merito: «Sebbene l’intento di affrontare la carenza di personale infermieristico sia lodevole, riteniamo che questa soluzione sia inadeguata». Delli Carri pone l’accento sulle differenze tra il sistema formativo indiano e quello italiano, interrogandosi sulle competenze degli infermieri provenienti da un contesto universitario molto diverso. «Siamo davvero certi che gli infermieri indiani possiedano le competenze necessarie per operare efficacemente nel nostro Paese?», domanda il segretario, sottolineando anche l’assenza di una preparazione linguistica adeguata che potrebbe rendere difficoltosa la comunicazione con i pazienti italiani.

Infermieri dall’india in Italia e dall’Italia all’estero?

Le critiche non si fermano qui: Delli Carri sostiene che iniziative come questa rischiano di demoralizzare ulteriormente i professionisti già presenti in Italia. «Reclutare infermieri da paesi con standard formativi differenti non è la soluzione. Dovremmo piuttosto investire nella formazione e rendere più attrattiva la professione, per evitare che i nostri giovani infermieri emigrino in Paesi come la Svizzera, dove le condizioni di lavoro sono migliori».

Un’opinione condivisa anche da Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Torino. Bufalo, pur riconoscendo le competenze degli infermieri stranieri, denuncia il rischio che queste iniziative peggiorino ulteriormente le condizioni degli infermieri italiani. «Con queste iniziative prive di una visione di sistema, gli infermieri italiani saranno sempre più delusi e indotti a cercare opportunità all’estero, dove i salari e le condizioni di lavoro sono realmente vantaggiose», afferma Bufalo.

Il presidente dell’Ordine avverte che l’importazione di personale dall’estero, senza un adeguato processo di integrazione e formazione, potrebbe compromettere la qualità delle cure. «I pazienti rischiano di essere assistiti da personale non preparato per affrontare le specificità del nostro sistema sanitario», dichiara Bufalo, ricordando che il rispetto degli standard formativi e linguistici italiani è fondamentale per garantire la sicurezza e l’efficacia delle cure.

Idee condivise tra sindacati e Ordine

Sia Delli Carri che Bufalo richiamano l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di un cambio di rotta. «È essenziale valorizzare gli infermieri italiani con una retribuzione adeguata, maggiori tutele e incentivi per i giovani che si avvicinano alla professione», conclude Bufalo. Importare personale dall’estero, secondo i rappresentanti della categoria, non può essere la soluzione a lungo termine, ma solo un palliativo che rischia di aggravare le criticità del sistema sanitario nazionale.

In conclusione, la proposta regionale, sebbene motivata dall’urgenza di colmare le lacune di personale, ha sollevato numerosi dubbi e critiche. La sfida per la Regione Piemonte sarà quella di trovare un equilibrio tra la necessità immediata di personale e l’obiettivo di garantire un futuro sostenibile e di qualità per la sanità italiana.


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