In principio fu Henry Ford a introdurre la catena di montaggio, e già allora si parlava di sostituzione al lavoro umano. Con questa novità i tempi di produzione di un veicolo si abbassarono da 12 ore ad un’ora. Poi è arrivata l’intelligenza artificiale. Immaginata per la prima volta da una donna Ada Lovelace, la prima scienziata a credere nelle potenzialità di calcolo. Fu però Alan Turing il vero rivoluzionario nel campo, il padre dell’informatica moderna e del Test di Touring.
Da quel momento si sono fatti molti passi avanti. Tanto da arrivare al punto di pensare «L’intelligenza artificiale mi ruberà il lavoro?». La risposta è dipende.
A rischio operai, cassieri e impiegati
Si stima che i lavori meno professionalizzanti siano quelli che verranno sostituiti dall’intelligenza artificiale. Uno studio della Princeton University ha rilevato i 20 lavori che rischiano di sparire e soppiantati dall’intelligenza artificiale.
Operai, cassieri, diversi tipi di addetti come quelli del telemarketing e impiegati di banca sono i primi sostituiti, secondo Princeton, da Robot.
Sebbene ambigui troviamo nella lista i commercialisti, i giornalisti, gli agenti immobiliari, fotografi, analisti di mercato e bibliotecari. A seguire organizzatori di viaggi, addetto alla stampa, postini, controllore del traffico aereo e avvocati. Molte di queste professioni richiedono però un elevato grado di sensibilità e umanità: emozioni umane che non si possono insegnare a un robot.
Da sempre la tecnologia è stata vista come un nemico, pensando creasse molte difficoltà. Basti pensare alla fotografia con la pittura, così come con il cinema. L’intelligenza artificiale basa il suo funzionamento su un algoritmo specifico in grado di rispondere alla richiesta del suo interlocutore. Ma l’intelligenza artificiale replica, non inventa. Così come crea dati ma non è in grado di analizzarli con capacità umana.
Da sempre la tecnologia ha spaventato l’uomo, le sue arti e il suo lavoro
Il progetto The Next Rembrandt è la creazione di un nuovo dipinto del pittore nel 2016 che sembra autentico. Anche in questo caso l’intelligenza artificiale ha replicato ciò che già conosceva senza creare un nuovo dipinto da zero. Anche l’essere umano vive di emulazione ma, a differenza dell’AI, è dotata di emozioni, sentimenti. Ed è proprio per questo che può e deve essere uno strumento per facilitare il lavoro, per renderlo più facile ma non può sostituirlo. I lavori con un elevato grado di creatività sono insostituibili. Certo potrebbe fare il lavoro al posto vostro, ma secondo le regole imposte, i criteri.
Bisogna stare al passo con i tempi, essere costantemente informati sulle nuove tecnologie e i suoi sviluppi per vincere la sfida dell’innovazione. Non rimanere indietro, ancorati su vecchi paradigmi e stigmi tecnologici. L’intelligenza artificiale può e deve essere un mezzo d’aiuto per essere alla guida della sfida innovativa.
Perché, proprio come diceva Steve Jobs “L’innovazione distingue un leader da un follower”. Se cerchi un’agenzia di comunicazione che vanti un team innovativo e creativo, che sappia sfruttare l’intelligenza (non solo artificiale) contatta Scoprinetwork.
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