Settimana da cardiopalma per gli amanti dei social. Da martedì, più che mai, ci siamo resi conto che i social come Facebook e Instagram sono parte integrante della nostra vita. Alle 17:40 di lunedì, le tre piattaforme di Mark Zuckerberg sono andate in down, generando caos tra gli utenti. Nessuno aveva più la possibilità di accedere alle sue pagine o contattare amici e parenti su WhatsApp.
Non c’è comunicazione senza social network
Il mezzo è il messaggio diceva Marshall McLuhan. E senza mezzi di comunicazione ci sentiamo persi, lontani dal mondo. Non sempre infatti online si “posta“, anzi molto spesso si scrolla la home come quasi un tic nervoso, un modo per essere aggiornati sul e dal mondo. Con il down dei social network in molti, pur di rimanere in contatto si sono versati sugli altri social network. Lo stesso team di Zuckerberg ha utilizzato Twitter per comunicare l’impegno a risolvere tutto in fretta. Rallentamenti anche su Telegram, una delle poche alternative per l’instant messaging, che ha visto un aumento notevole di traffico sui suoi server. Il team informatico di Facebook, ha dovuto comunicare su Reddit, poiché la loro posta in entrate e in uscita era bloccata.
Il blocco della Galassia di Zuckerberg
Sicuramente per Zuckerberg non è stata una giornata facile quella di ieri. Mentre si trovava a dover rispondere alle accuse di Frances Haugen che evidenziava delle falle nei sistemi di sicurezza del sito a discapito della privacy perdeva un miliardo di dollari per ogni ora di down dei social. Quello che ci viene da chiedere la galassia di Zuckerberg è cosi fondamentale? A quanto pare si. Non solo per i singoli utenti ma per tutte le aziende che utilizzano questi mezzi per poter vendere e comunicare con i propri clienti. E soprattutto per chi ne ha fatto il proprio lavoro: agenzie di comunicazione, agenzie stampa, personaggi pubblici unitamente agli influencer. Il danno è stato ancora più grave per i dispositivi di interfaccia Facebook: da Oculus a tutti i sistemi intelligenti collegati alla piattaforma. In America c’era chi non poteva più aprire la porta di casa o accendere la tv. In tutto il mondo diverse attività che prendevano ordinativi online si sono trovate a non poter lavorare, scoprendo quanto questo mezzo sia estremamente fondamenterà per la buona riuscita delle vendite.
Il panico da disconnessione da social media
Il Blackout social più lungo della storia che ha paralizzato l’intero sistema. Che sensazioni ha provocato negli utenti? Una tra le sensazioni più popolari è il senso di isolamento, l’impossibilità di comunicare di condividere momenti e foto. Quello che viene chiamato “il panico da disconnessione”. Se però viene scelto, come il social detox è una moda, un modo per dichiararsi diversi. Se invece si è obbligati al distacco questo non piace. Sicuramente, quello che evince è l’importanza della propria presenza online, altrimenti non si sarebbe ricorso a Twitter e TikTok per urlare al mondo la non funzionalità dei tre colossi, di essere in attesa del ripristino o ironizzando sul non funzionamento.
La comunicazione è di fondamentale importanza. I social ci permettono di esserci, di dare la nostra opinione, di condividere posti, luoghi, oggetti ma soprattutto momenti. Ed è per questo che siamo social addicted perché senza il mezzo, la comunicazione viene meno.
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