Arcobaleni di ogni stile e la scritta “Andrà tutto bene”. Sono migliaia i lenzuoli appesi a finestre e balconi che in questi giorni hanno cominciato a comparire per le strade deserte delle città e nelle affollate bacheche dei social.
E’ la campagna “Andrà tutto bene” lanciata con un tam tam sui gruppi whatsapp delle scuole come una sorta di rito scaramantico, un’azione di massa per trasmettere positività e tenere occupati i bimbi nei giorni di “riposo forzato”.
Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, parafrasando Manzoni, questo gioco si è diffuso alla velocità di un virus, sempre per continuare con i giochi di parole.
In tutta Italia, ma non solo, i bambini stanno creando arcobaleni “rubando” le lenzuola di casa, arrabattandosi con cartelloni di fortuna. Consapevoli o no di dare agli adulti un momento di spensieratezza.
Il disegno scelto è altamente simbolico: l’arco colorato creato dal sole dopo la pioggia.
Ma al di là del messaggio positivo, qual è l’effetto che sta innescando a livello comunicativo?
Sicuramente quello di rottura. Dopo settimane monotematiche contraddistinte dall’hashtag #Covid-19 ora l’attenzione sta versando su disegni di bambini, sulle facciate “addobbate” e sul nuovo trend #andratuttobene.
Complottisti o meno che si possa essere è sicuramente un fenomeno che deve fare pensare. La velocità con cui un’informazione sia sorpassata o arrivi in primo piano stravolgendo i menabò dei giornali, è la dimostrazione di come la percezione della gravità di una notizia sia sempre più legata alla capacità di coinvolgimento comunicativo.
Stop dunque ai casi di Conoravirus?
Possiamo fermare gli approvvigionamenti di scorte alimentari e pensare a organizzare pic nic? Non credo proprio, ma il messaggio che ora arriva è di rallentare la tensione. Non innescare il panico. Vivere la quotidianità in serenità anche nella “clausura”.
E così nuovamente la comunicazione assume un ruolo primario. La chiave di volta in un sistema in cui l’infobesity fa da padrone veicolando l’attenzione su un argomento, oscurandone un altro.
Un fenomeno da analizzare sotto tanti aspetti: culturali, lavorativi, psicologici, semiologici e sociologici. Senza mistificazioni. La velocità con cui possiamo raggiungere un lato del mondo, creare un fenomeno di massa e far passare in secondo piano un altro è ciò di cui dobbiamo tenere conto quando si tratta un qualsiasi argomento.
Così come ora un arcobaleno dona speranza, un altro hashtag può sviluppare odio.
#andratuttobene dovrebbe quindi passare dall’essere l’hashtag di tendenza di oggi, a un dogma per chi fa comunicazione, nella consapevolezza della responsabilità che una campagna comunicativa può avere.
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