I malori che hanno colpito degli atleti apparentemente in salute durante l’attività sportiva hanno acceso i riflettori sull’importanza dei defibrillatori nello sport. Un apparecchio salvavita che può davvero segnare il confine tra la sopravvivenza e la morte di una persona. Nel corso degli anni, infatti, diversi sono stati gli sportivi celebri che hanno accusato dei collassi che gli sono stati fatali. Da Renato Curi nel 1977 a Piermario Morosini nel 2012, calciatori morti sul terreno di gioco, fino al pallavolista Vigor Bovolenta, sempre nel 2012, tanto per citare i casi più celebri.
L’ultimo episodio che ha portato alla ribalta l’importanza del tempestivo soccorso dell’atleta sui campi di gara è stato quello capitato a Christian Eriksen, centrocampista dell’Inter e della Nazionale danese, durante la partita Danimarca-Finlandia degli Europei di calcio che si sono svolti la scorsa estate. Il calciatore si è accasciato a terra privo di sensi. Gli interventi tempestivi del compagno di squadra Simon Kjaer, che lo ha messo nella giusta posizione liberandogli le vie aree dalla lingua, e dei soccorritori, che gli hanno effettuato il massaggio cardiaco in attesa di usare il defibrillatore, gli hanno salvato la vita.
Obbligo della presenza del defibrillatore negli impianti sportivi
Solo da qualche anno gli impianti sportivi devono necessariamente essere dotati di un defibrillatore. Con l’entrata in vigore del Decreto Balduzzi, dal 1° luglio 2017 tutte le palestre e gli impianti sportivi devono avere almeno di un apparecchio salvavita. Il legislatore ha stabilito un vero e proprio obbligo su questa dotazione. Questo perché le possibilità di arresto cardiaco in ambito sportivo sono in assoluto le più elevate. In questo modo è stata anche tutelata la salute di quei cittadini che praticano un’attività sportiva anche in forma non agonistica o amatoriale. Oggi qualsiasi palestra o centro sportivo sono ormai dotati di un defibrillatore automatico o a tecnologia avanzata. Vanno tuttavia fatte delle distinzioni. La prima riguarda la tipologia di persone che frequentano la struttura.
Se è frequentata anche da bambini al di sotto degli otto anni, infatti, è fondamentale dotare il defibrillatore di elettrodi pediatrici. In alternativa dev’essere a disposizione un defibrillatore con speciali funzioni pediatriche. Un’altra distinzione dipende dalla tipologia della struttura. Se è all’aperto, infatti, come nel caso di un campo da calcio oppure da tennis, il DAE (Defibrillatore Automatico Esterno) deve avere superato gli esami di impermeabilità sia alla polvere che all’acqua e dev’essere dotato di una borsa di trasporto contenente tutto il materiale necessario. Il DAE, inoltre, dev’essere collocato in un posto facilmente raggiungibile e ben visibile, protetto da un’apposita teca e con l’apposito cartello di legge posto sopra.
L’importanza della formazione
Durante lo svolgimento di una gara o di un allenamento dev’essere obbligatoriamente presente formata all’utilizzo dell’apparecchio salvavita. Le palestre o le società sportive, infatti, devono far partecipare delle persone scelte tra il personale o tra i volontari a dei corsi di formazione che normalmente prevedono un aggiornamento ogni due anni.