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I dieci piatti portafortuna del Capodanno

Capodanno

Riso, lenticchie, melograni e mandarini. Dietro i cibi tradizionali del cenone di San Silvestro si nascondono simbologie e significati che attraversando il tempo e la storia dei popoli indoeuropei è arrivata sino a noi. I messaggi più comuni sono abbondanza, buona sorte, salute, soldi e allegria. Niente di meglio per iniziare al massimo l’anno che arriva.

Ogni piatto tipico proposto per Capodanno è il risultato di una “scienza sacra” oggi perduta. Spesso però la ritroviamo persino nei quadri e nei monumenti che adornano le nostre città.

La carrellata dei dieci piatti portafortuna del Capodanno inizia con le classiche lenticchie

Considerate di buon augurio fin dai tempi dei Romani per la loro somiglianza con le monete, vengono preparate in umido o utilizzate per accompagnare altri piatti, spesso zamponi e cotechini. Ed ecco il secondo piatto portafortuna: il maiale.

Simbolo della civiltà contadina nella quale “non si butta via nulla”, il maiale è da sempre simbolo di abbondanza e progresso materiale. Facile da allevare e prelibato, nel Medioevo cristiano è stato considerato un animale diabolico per via della sua impudicizia.

Diabolico nello spirito ma benedetto nella materia… dunque evviva zamponi e cotechini che troviamo più che volentieri sulle nostre tavole a San Silvestro. Il riso, lo dice anche la parola, evoca felicità e risate ed è da sempre considerato un portafortuna.

Il top lo si raggiunge se servito con la melagrana. Bietola e cavoli sono particolarmente graditi nei paesi legati al dollaro, poiché il loro colore ricorda quello delle amate banconote. Non solo, il verde è il colore della speranza e del rispetto dell’ambiente. Meglio abbondare, dunque.

Anche i legumi sono molto apprezzati nella tradizione: in Abruzzo l’ultimo dell’anno si festeggia con 13 portate di cui 7 devono essere minestre diverse a base di lenticchie, riso e cavoli, ceci, fagioli, fave e riso cotto in acqua di mandorle.

Il peperoncino, portafortuna per eccellenza

Il peperoncino, giunto in Europa dalle Americhe, secondo i Romani la sua forma allungata e vagamente fallica era portatrice di fortuna, anche economica, e fertilità. Questo frutto veniva usato anche per scongiurare il malocchio e, se messo sotto il cuscino dell’amato, scongiurarne l’infedeltà. Ecco perché a Capodanno si usa indossare biancheria rossa.

Sulla tavola non dovrà inoltre mai mancare frutta secca quale noci, nocciole, arachidi, uvetta, mandole fichi e datteri: sempre per i Romani, la frutta secca era un simbolo ben augurante, soprattutto durante i matrimoni.

In Spagna si usa mangiare un chicco d’uva, considerata simbolo di abbondanza e allegria, per ogni rintocco allo scoccare della mezzanotte mentre per i mandarini la tradizione spazia dalla Cina all’occidente. Ultima della lista, ma non per questo meno importante, è la melagrana che nella mitologia greca e romana era una pianta sacra a Venere e Giunone e, per questo, simbolo di fertilità e ricchezza.

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Redazione

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